Adolescenti violenti verso i genitori

Cosa spinge gli adolescenti a mettere in atto comportamenti aggressivi verso i propri genitori?

I conflitti tra figli e genitori sono molto comuni nell’adolescenza e le cause sono da ricondurre al risveglio di nuovi bisogni fisiologici e psicologici quali il desiderio di autonomia, l’eccitazione sessuale ed un particolare interesse per l’immagine del proprio corpo. Va ricordato che una certa conflittualità e ribellione in questa fase del ciclo di vita è assolutamente fisiologica e sana: l’assenza totale di aspetti conflittuali può anzi essere un segnale di qualcosa che non va.
Lo sviluppo del comportamento violento affonda le radici in fattori quali: impulsività, difficoltà nel regolare le emozioni, vulnerabilità biologica, sistemi di attaccamento inadeguati. L’aggressività contro i genitori può essere legata a modalità comunicative disfunzionali in famiglia che portano a un’inadeguata canalizzazione di emozioni negative come la rabbia. È stato dimostrato che in seguito a influenze precoci negative, i bambini e gli adolescenti possono sviluppare disturbi nella sfera emotiva, come una scarsa regolazione delle emozioni, impulsività, scarica della rabbia e della frustrazione in agiti comportamentali (i cosiddetti acting-out). Problemi nella sfera affettiva possono portare ad una bassa tolleranza allo stress con conseguenti reazioni inadeguate in caso di litigi e conflitti.

Adolescenti violenti: quali i fattori di rischio?
Tra i fattori di rischio più comuni che influenzano lo sviluppo di comportamenti violenti nell’adolescenza ritroviamo:

  • disregolazione emotiva
  • contesto nei primi anni di vita caratterizzato da esperienze traumatiche, maltrattamenti, veri e propri abusi fisici e/o sessuali (possono essere relativamente frequenti nelle storie di bambini adottati)
  • educazione troppo basata sui sensi di colpa e su modalità punitive, fino alla denigrazione e alla derisione
  • frequenti litigi tra i genitori, soprattutto se violenti
  • violenza assistita

Secondo alcuni studi longitudinali, nessuno di questi fattori di rischio preso singolarmente è responsabile dello sviluppo di comportamenti violenti, ma è necessaria la combinazione di due o più fattori.

Il ruolo della comunicazione famigliare nello sviluppo di condotte violente
Secondo alcune teorie sulla comunicazione (Watzlawick, Jackson 1971; Laing 2002), gli adolescenti violenti e arrabbiati presentano una difficoltà a comunicare pensieri ed emozioni ai propri genitori: la comunicazione familiare è basata su modalità interattive disfunzionali come i silenzi, le espressioni ambigue, gli sguardi sfuggenti, un’incoerenza comunicativa tra ciò che viene detto e ciò che viene mostrato (quest’ultimo aspetto viene chiamato “doppio legame”). In gran parte dei casi, ciò che emerge da un’analisi approfondita delle dinamiche relazionali disfunzionali appartiene alle modalità comunicative del “non detto”.
L’adolescente apparentemente violento sta cercando un modo per comunicare una sofferenza, è compito dell’adulto aiutarlo a trovare alternative più efficaci e affiancarlo nel processo di esplorazione del mondo mantenendo comunque una base sicura.

Adolescenti violenti contro i genitori: cosa si può fare?
Si tratta spesso di un fenomeno sottostimato: i genitori vittime di quello che viene chiamato parental abusing spesso si vergognano di essere vittima dei loro figli oppure tendono a minimizzare il fenomeno, giustificare il loro figlio, procrastinano la richiesta di aiuto: incoraggiare i genitori e i loro figli a chiedere aiuto ai professionisti della salute mentale può rinforzare le azioni preventive e impedire l’esacerbazione dei conflitti. Comprendere le ragioni che spingono gli adolescenti verso la violenza e a commettere azioni criminali è rilevante ai fini della pianificazione di strategie di prevenzione e trattamento. Tra gli interventi terapeutici possibili vi è il colloquio motivazionale, uno strumento molto efficace che ha come scopo quello di promuovere nell’ adolescente uno stile di vita più salutare facendo leva sulle sue risorse interiori, capacità e abilità sia cognitive che emozionali. Il giovane viene stimolato a riflettere sulle proprie scelte e azioni, a immaginare comportamenti alternativi più funzionali al suo benessere e a quello altrui, attraverso feedback personali e l’implementazione di piani di cambiamento sotto la guida dell’operatore. Il colloquio motivazionale raggiunge risultati migliori quando viene coinvolta anche la famiglia. Può essere indicata una psicoterapia: risultati più incisivi e incoraggianti si ottengono con una psicoterapia familiare che cercherà di rendere consapevoli le modalità comunicative disfunzionali all’interno della famiglia e tentare quindi di operare un cambiamento di esse. In un certo numero di casi, un comportamento violento verso i genitori può essere sintomo di un disturbo mentale che si sta sviluppando nel ragazzo/a: in questo caso una consulenza psichiatrica sarà utile a discriminare meglio la causa di questo comportamento ed eventualmente a proporre una terapia farmacologica e/o psicoterapica specifica per il trattamento del disturbo.

 

 

A cura di:

Stefano Zanone Poma
Psichiatra e psicoterapeuta cognitivo-costruttivista

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