Le difficoltà e disagi del figlio, un’opportunità per il genitore. (Un’opportunità da non perdere)

Terza parte

Riprendendo le esposizioni precedenti, esprimo la mia più profonda convinzione che molto spesso i difetti dei genitori possono generare ed essere con molta probabilità, all’origine dei difetti dei propri figli. Dicevamo che, grandi o piccoli che siano, i genitori hanno quindi il dovere di provare ad individuarli, nel tentativo di riconoscerli e di valutare le conseguenze che possono avere sui figli, perché con i ragazzi abbiamo il dovere, perlomeno di cercare di non sbagliare”.                      Questa volta voglio addentrarmi nelle specificità di un “difetto” che condiziona in modo significativo la crescita dei nostri figli: L’ANGOSCIA.                                                                                                                            
Se c’è un difetto fondamentale nei genitori, un difetto che si può considerare causa di quasi tutti gli altri, è proprio l’angoscia. Ma, potremmo obiettare, come si può rimproverare ad una persona di essere ansiosa? Non è assolutamente colpa sua se la natura è tale, non è forse la prima a soffrirne? Certo, senz’altro, senza ombra di dubbio il malessere la attanaglia, ma se una porcellana è difettosa, nessuno può asserire che è colpa sua, eppure il difetto esiste ugualmente! Tralasciando il problema troppo complesso della responsabilità morale, siamo sicuri di poter ammettere in buona fede che non esiste un modo di coltivare l’angoscia e di compiacersene? Ci sono molti genitori che, se non si preoccupassero, si riterrebbero dei cattivi genitori, e se poi l’uno dei due si preoccupa più dell’altro, non arriva forse spesso al punto di rimproverare a quest’ultimo la serenità, accusandolo d’indifferenza o d’incoscienza? Un errore molto comune è quello di credere che, pensando sempre al peggio, si riesca ad evitarlo, spesso è vero proprio il contrario! Questo non significa essere imprevidenti, ma dobbiamo prima chiarire la differenza tra previdenza e paura. Per previdenza intendiamo la capacità di organizzare una difesa efficiente contro il male, senza concedere in partenza alla sciagura temuta, un credito sproporzionato al rischio reale. Sempre sotto questo aspetto, qualcuno spesso immagina non ci sia bisogno di prevedere le cose piacevoli, in quanto teme soprattutto ogni forma di speranza e di fiducia, tremando sempre all’idea di veder spuntare dietro di esse la delusione. E’ per premunirsi dalla delusione che conserva nel suo cuore una evocazione permanente della sciagura, che lo consuma lentamente, pur non avendo affatto la certezza di essere un giorno vittima.                                                                                                                                                   
I genitori ansiosi, serbano in fondo al cuore una dose più o meno grande di speranza, ma quello che manca loro è la fiducia. Sono affascinati dal pericolo che temono e che appare loro smisuratamente ingrandito. E’ da qui che nasce l’esperienza che dimostra come l’inquietudine non protegga i loro figli, anzi, aumenta anche i rischi. Basta infatti che i genitori rivolgano l’angoscia su questo o quel lato dell’educazione dei figli, perché le cose si guastino proprio in quel punto. Una madre si angoscia per il problema del nutrimento? Quasi fatalmente avrà un figlio che faticherà a mangiare. Un padre si preoccupa in modo eccessivo per la riuscita negli studi? Il figlio avrà molto probabilmente delle difficoltà scolastiche. Potrebbe venir facile pensare che è la mancanza di appetito del neonato a far nascere le preoccupazioni alimentari della mamma, come i cattivi risultati scolastici a generare le preoccupazioni ossessive del padre per quanto riguarda gli studi. In realtà, è stato spesso riscontrato come tanti ragazzi abbiano ritrovato il gusto del cibo, quando veniva loro dato con meno nervosismo, e troppi studenti ritornare motivati e diligenti, quando si smetteva di aspettare con il cuore in tumulto i risultati delle loro prove scolastiche.                                             
I ragazzi soffrono dell’angoscia dei genitori come di un colpo inferto alla sicurezza di cui hanno bisogno per crescere senza pericoli. La sentono inoltre, anche come una debolezza che mette i genitori alla loro mercè e sulla quale possono giocare instancabilmente allo scopo di ottenere in numero sempre maggiore quelle prove di amore di cui sono insaziabili da piccolini e di cui hanno bisogno quando più grandi, cominciano timorosi la loro esplorazione del mondo alla ricerca della propria indipendenza. Bisognerebbe anche parlare dell’angoscia provocata dal timore eccessivo dei pericoli del mondo esterno. Se supponiamo che l’essere prudenti non sia mai un male, l’eccesso di prudenza è probabilmente altrettanto pericoloso dell’imprudenza stessa. Non correre mai rischi è dimenticare che il rischio esiste, cosa che ci porta ad un secondo difetto del genitore: L’IPERPROTEZIONISMO, argomento che magari tratterò nel mio prossimo intervento.                                                                                                                                                                      
Sulla base di quanto espresso sopra, ecco nascere l’opportunità per i genitori di questo tipo, per rivedersi, per crescere attraverso un intervento esterno dove gli effetti del loro cambiamento saranno terapeutici per le difficoltà dei loro figli. In ogni caso rimane fondamentale pensare ad una soluzione che si basa su due principi: uno, che i genitori di questo tipo si tolgano dalla testa l’idea che è un “dovere” per loro preoccuparsi e due, che prendano coscienza di una cosa essenziale; la loro inquietudine non protegge i loro figli. Importante sarà poi cercare di tener imbrigliata la propria immaginazione perché è questa che porta ad immagini sempre più drammatiche ed assurde, prendendo un’apparenza di realtà sempre più intensa arrivando così ad occupare tutta l’estensione del nostro pensiero.

A cura di:

Natalino Trentin

Psicologo – Esperto in orientamento scolastico e professionale
  • Lavora in particolare con bambini, adolescenti, giovani adulti e, ove necessario, le loro famiglie come esperto di orientamento scolastico e professionale.
  • Si occupa anche di potenziamento cognitivo (metodo Feuerstein) e sta conseguendo un master per i DSA (disturbi specifici dell’apprendimento).

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