Le difficoltà e disagi dei nostri figli, un’opportunità per il genitore. (Un’opportunità da non perdere) Quinta parte (Il perfezionismo)

Mantenendo il filo conduttore dei precedenti interventi (Le difficoltà e disagi dei nostri figli, un’opportunità da non perdere per il genitore), anche in questa nuova esposizione ci rivolgeremo verso un altro degli errori intrinseci al loro compito e che si manifesta nell’esercizio stesso del loro mestiere di genitori. Non ci soffermeremo quindi su di un qualche difetto morale, da cui ogni genitore è afflitto come tutti gli esseri umani. Ci focalizzeremo invece, nel modo più semplice ed obiettivo possibile, su di un’altra propensione da cui è bene difendersi e di conseguenza dai comportamenti possibilmente da evitare nei riguardi dei propri figli. Dopo la volta scorsa, dove abbiamo parlato dell’Iperprotezionismo, un’altra tendenza che si manifesta nell’esercizio stesso del mestiere di genitore e da cui sarebbe molto opportuno difendersi e di cui parleremo oggi, è il PERFEZIONISMO.

Così come l’iperprotezionismo non protegge, il perfezionismo non rende perfetti!                                           
I genitori perfezionisti, infatti attribuiscono al seppur minimo difetto dei figli un’importanza spesso smisurata; per loro non esistono d’altronde difetti grandi o piccoli, in quanto per loro tutti sono ugualmente causa di disagio. Non capiscono, non ammettono che il loro figlio non sappia fare perfettamente tutto quello che fa, e soprattutto, quello che essi ritengono debba fare. A volte sono meticolosi, petulanti, esigenti, continuamente impegnati a spiare, criticare correggere, ammonire. Altre volte invece, non esercitano una sorveglianza così stretta, ma desolati lasciano capire che il destino è stato proprio duro dando loro dei figli cui si deve sempre far osservazioni! La verità è che non sopportano che i loro figlioli siano dei bambini, dei ragazzi. Ci sono esperienze di genitori che si scandalizzano quando vien loro spiegato quanto sia normale che un bambino fino ai 10 anni possa desiderare di interrompere i compiti per giocare, o come sia fuori luogo pensare sin dalla scuola elementare in funzione di un futuro percorso scolastico a livello liceale. Tendono al perfezionismo in modo particolare quei genitori che hanno un solo figlio in quanto non avendo modo di far confronti, non si rendono conto di quanto e cosa possa essere richiesto a ciascuna età. Vorrebbero che la loro unica opera divenisse il più velocemente possibile un capolavoro e s’indignano di qualsiasi cosa li deluda. Spesso il genitore perfezionista si fissa sul contegno, la pulizia, le buone maniere. Il ragazzo dovrebbe sembrare come appena uscito da una scatola, ogni macchia sul vestito, un comportamento sgradevole, una presa di posizione scatena un dramma. Ci si dimentica delle loro esigenze, sia emotive che affettive, ci si dimentica che è una ottima cosa se un bambino si ridurrà tanto spesso con le mani sporche, i capelli arruffati ed i vestiti in disordine. Ci si dimentica che esistono delle fasi di sviluppo, dove in ognuna delle quali ci sono dei bisogni profondi ben determinati a seconda della fase. Bisogni che passando dal pasticciare con acqua terra e fango per arrivare all’affermazione del proprio pensare o agire, se serve anche in contrapposizione all’adulto familiare, hanno bisogno di essere soddisfatti. Naturalmente questo non significa elogiare disordine, sporcizia e pigrizia e, più genericamente le imperfezioni ed i difetti di ogni genere, ma bensì saper cogliere dentro di noi genitori le giuste misure nel cercare di dare un più giusto possibile significato al valore intrinseco dell’educazione. La perfezione è una meta lontana, sarebbe ridicolo richiederla ad un figlio quando noi stessi adulti non ci riusciamo. IL genitore, al pari dell’educatore (animatori ed insegnanti in genere lo sono) devono coltivare le qualità di ogni figlio, bambino o ragazzo, senza rimproverarli di non possederle tutte fin dalla nascita. Le avessero già tutte, non ci sarebbe ragione di educarli. Il perfezionismo è essenzialmente negativo perché mette l’accento sulle imperfezioni: è questo il suo carattere più nefasto. Non stimola, ma scoraggia. Chiedere a qualcuno più di quanto possa dare significa esporsi ad ottenere meno di quanto sarebbe stato possibile ottenere. Ecco perché il perfezionismo educativo ha generalmente, miseri e controversi risultati. Bisogna sempre stare attenti a chiedere secondo le possibilità se non vogliamo perdere le probabilità di essere soddisfatti. Esigere da uno scolaro o studente più di quanto egli sia dotato, quanto cioè le sue capacità gli permettono un determinato livello, significa correre il rischio di demotivarlo completamente. Lo pseudo incoraggiamento che nei giudizi scolastici viene espresso con il tradizionale:” Può far meglio”, ha l’inconveniente di stimolare più le esigenze dei genitori che l’entusiasmo e le possibilità intellettuali degli studenti. I ragazzi in realtà, vi vedono un’accusa scoraggiante ed ingiustificata di pigrizia piuttosto che un aiuto o una ragione fondata di speranza per futuri successi. Il figlio di genitori perfezionisti corre il rischio di perdere il coraggio di affrontare la vita o si mette sulla negativa di fronte a qualsiasi cosa gli venga chiesta. Nel primo caso diventa timido, passivo e perde la propria individualità. Per lui, la cosa essenziale sarà evitare i rimproveri. Nel caso contrario, quando cioè il ragazzo si mette sulla negativa, si rende insopportabile, sia facendo il muro di gomma di fronte alle osservazioni che sembra nemmeno sentire, sia ribellandosi in modo più aperto. Alcuni in un primo tempo si atteggiano a “bambino modello”, ma la ribellione esploderà qualche anno dopo, quando sarà diventato abbastanza forte per opporsi alla costrizione. Il perfezionista chiede troppo, e così facendo, violenta la natura umana, invece di coltivarla. Chiede troppo perché non riesce a sopportare che i suoi figli siano passibili di critica. Questo genere di genitori dimentica che la perfezione totale, è incompatibile con la vita e che la vita, tutto considerato, vale più della perfezione. In realtà, il perfezionismo nasconde abitualmente sia una rigidità morale, che proprio per i suoi eccessi, cessa di essere morale, sia un estremo orgoglio che del resto generalmente si accompagna a questa rigidità morale, sia un’eccessiva paura del “cosa dirà la gente” che rende le persone più formaliste, ma non migliori. Per concludere: il padre e la madre perfezionisti meditino sopratutto su due vecchi, ma sempre attuali proverbi: “Il meglio è nemico del bene” e “I fuochi di paglia si incendiano velocemente, ma non durano a lungo”.                                                                                 

 

 

 

 

 

 

 

A cura di:

Natalino Trentin

Psicologo – Esperto in orientamento scolastico e professionale
  • Lavora in particolare con bambini, adolescenti, giovani adulti e, ove necessario, le loro famiglie come esperto di orientamento scolastico e professionale.
  • Si occupa anche di potenziamento cognitivo (metodo Feuerstein) e sta conseguendo un master per i DSA (disturbi specifici dell’apprendimento).

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