Disturbi dell’alimentazione

I disturbi dell’alimentazione sono uno dei problemi di salute più comuni negli adolescenti e nei giovani adulti dei Paesi occidentali. Essi comprendono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa, il disturbo da alimentazione incontrollata (binge-eating disorder, BED) e i disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati. Tutti i disturbi dell’alimentazione sono più frequenti nel sesso femminile. Mentre nell’anoressia e nella bulimia l’età di esordio è in genere compresa tra i 15 e i 19 anni (ma con un’età di esordio che sta scendendo negli ultimi anni sempre più, a volte già a 8-10 anni), nel disturbo da alimentazione incontrollata è distribuita in un ampio intervallo che va dall’infanzia alla terza età. Le cause di questi disturbi sono legate sia a fattori genetici predisponenti che a fattori ambientali.

L’anoressia è caratterizzata da una restrizione dell’alimentazione (spesso anche associata a iperattività fisica) allo scopo di ridurre il peso, da una certa deformazione dell’immagine di sè (per cui anche a fronte di una evidente magrezza, la persona continua a non piacersi e a desiderare di dimagrire sempre più). La bulimia riguarda invece persone normopeso che hanno comportamenti di abbuffate che sono poi associate a atteggiamenti compensatori quali vomito autoindotto, digiuni, iperattività motoria, ecc. Il disturbo da alimentazione incontrollata (binge-eating disorder, BED) presenta invece un discontrollo dell’alimentazione con abbuffate e conseguente sovrappeso od obesità.

I problemi legati alle fasi di passaggio dall’infanzia alla vita adulta, scatenati dai cambiamenti fisici e ormonali della pubertà, potrebbero favorire la ricerca di modelli socialmente vincenti proposti dalla società occidentale, inducendo molte ragazze a adottare comportamenti di tipo imitativo e competitivo per il raggiungimento di un ideale corporeo ‘magro’ a volte estremizzato.

Le complicanze mediche dei disturbi dell’alimentazione sono relativamente frequenti e la maggior parte regredisce con la ripresa di una regolare alimentazione e il recupero di un normale peso corporeo. Nei casi a esordio precoce c’è un rischio maggiore di danni permanenti da malnutrizione, soprattutto a carico di quei tessuti che non hanno ancora raggiunto una piena maturazione, come le ossa e il sistema nervoso centrale. Nei disturbi dell’alimentazione gravi e di lunga durata si osservano anche difficoltà interpersonali, scolastiche e lavorative ed è frequente l’associazione di altre patologie psichiatriche (depressione, disturbi d’ansia, disturbi di personalità, dipendenza da alcool o da sostanze).

La maggior parte delle persone con disturbi dell’alimentazione non riceve una diagnosi e un trattamento adeguati e molti casi arrivano all’osservazione clinica dopo una lunga storia di malattia, quando è più difficile ottenere una guarigione. Il principio generale alla base del trattamento dei disturbi dell’alimentazione è l’approccio di più professionalità che collaborano tra loro. Sono infatti, necessarie più figure che si occupano della persona: il nutrizionista (medico dietologo e/o dietista) che si occupa dell’educazione alimentare e segue la persona con una dieta concordata e il più possibile bilanciata, oltre a monitorare lo stato di salute fisica e le eventuali carenze nutrizionali che andranno il più possibile corrette; lo psichiatra che si occupa del trattamento di eventuali sintomi psichici associati (depressione, ansia, pensieri ossessivi, ecc.) e della relativa terapia farmacologica; lo psicoterapeuta che effettua una terapia mirata al trattamento dei pensieri disfunzionali, dei problemi relazionali, della motivazione al cambiamento, ecc. Spesso è indicata una psicoterapia familiare, tenendo conto della giovane età di esordio di questi disturbi e del loro impatto su tutto il sistema familiare. Trattamento integrato non significa che necessariamente tutte le figure debbano lavorare contemporaneamente sul caso: a volte la terapia viene cominciata con un nutrizionista e poi successivamente si affiancano psichiatra e psicoterapeuta che possono continuare il trattamento una volta terminate le emergenze di tipo medico. Quello che è fondamentale è il lavoro in collaborazione fra queste figure professionali. Ove possibile va preferita la terapia ambulatoriale per le persone affette da disturbi dell’alimentazione. Però in alcuni momenti più critici (a rischio di complicanze mediche oppure con situazioni personali o familiari che rendono difficoltoso un percorso esclusivamente ambulatoriale) può essere indicato un ricovero ospedaliero in strutture specializzate per il trattamento dei disturbi alimentari; alla dimissione dal ricovero, sarà necessario proseguire con un trattamento ambulatoriale.

 

dott. Stefano Zanone

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